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David Friedrich Caspar e la condizione umana.

David Friedrich Caspar e la condizione umana.

 

Il carattere di una persona si forma nei primi anni di vita. Le vicende che vive in questo periodo hanno un’influenza determinante sul suo futuro e sul suo modo di partecipare alla vita.

Questo sembra essere ancora più vero se consideriamo la giovinezza del pittore David Friedrich Caspar, nato a Greifswald il 5 settembre 1774.

Sicuramente poteva anche andare meglio

Figlio di un imprenditore, fervente luterano, resta orfano di madre a soli 6 anni. L’anno dopo perde la sorella, ma l’evento di maggior impatto emotivo avviene all’età di 13 anni. Mentre pattina felice con suo fratello Christoffer il ghiaccio si rompe; Caspar cade in acqua e il fratello accorre per aiutarlo e riesce a salvarlo, ma è lui che poi sprofonda nelle acque gelide e muore.

Con queste esperienze lo ritroviamo il giovane Friedrich studente di pittura all’università di Greinswald. Il suo maestro Gottfried Quistorp usa portare i suoi allievi a dipingere all’aperto ed è qui che Caspar si appassiona alla natura. All’università si formano anche le sue amicizie, in particolare quella con il teologo Kosegarten da cui apprende che la natura è diretta manifestazione di Dio.

Tempesta e impeto

Tutto l’ambiente è, comunque, imbevuto dal movimento culturale “Sturm und Drang” (tempesta e impeto), nato dal romanzo Wirrwarr (Caos) di Maximilian Klinger, all'origine del romanticismo tedesco.

Uno degli aspetti di questa tendenza culturale vede la religione come passione dell'infinito, potenza creatrice inesauribile, che si agita nel grembo di Madre Natura e nella fantasia del genio.

Nel 1798 Caspar si stabilisce a Dresda e inizia la sua attività, dedicandosi a incisioni e acquarelli, che sono meno impegnativi della pittura a olio.

Vincere facile

La svolta per Friedrich avviene qualche anno dopo, quando vince il primo premio a Weimar, un concorso voluto e presieduto da Wolfgang Goethe. In realtà non ci sono concorrenti all’altezza della situazione e quando Goethe vede le proposte di Caspar subito le premia, salvando così anche la sua iniziativa dalla mediocrità.

Avere l’apprezzamento di uno dei maggiori personaggi della cultura europea equivale a vincere un lasciapassare per la celebrità, e così fu.

Emblematica la realizzazione di una commissione per una pala d’altare da parte dei conti Thun per la loro cappella di famiglia.

Caspar realizza a 34 anni uno dei suoi capolavori: “Croce in montagna”.

Dov’è l’uomo?

Trattandosi di una pala d’altare chiunque è portato a pensare al Crocifisso con le due croci a fianco, Madonna e apostoli ai piedi della Croce e così via.

Nulla di tutto ciò. Caspar dipinge una roccia, al crepuscolo, con le piante e gli abeti che risaltano su tre fasci di luce che fanno intuire il sole, già basso, dietro la roccia. Di profilo, e nemmeno al centro, vediamo un palo che si intuisce possa essere una croce per le piccole sporgenze di trasverso e perché un omino piccolo vi è appeso.

Nessuno dei tre fasci è dedicato a questa croce, semplicemente è lì come lì sono gli alberi, le nuvole e la roccia: protagonista è la natura.

 

Come accade per ogni grande artista, Caspar rivoluziona l’iconografia del soggetto e pone in risalto la sua poetica e il suo pensiero.

 

Scrive Caspar: “Sublime è una sensazione indescrivibile che occupa il cielo

 ma che può essere racchiuso anche in un piccolo fiore.”

 

L’uomo non esiste o, meglio, è uno dei tanti elementi della natura. Non a caso, in tutti i quadri di Caspar l’uomo è dipinto piccolo e di spalle, raramente si distingue il viso. L’uomo è spettatore della potenza e dell’immanenza della natura.

 

Esterno – interno - esterno

La natura di Caspar, però, non è realistica, non è ripresa e riportata sulla tela, ma in buona sostanza è… inventata. Lui lavora sempre in studio, non all'aria aperta.

 

Scrive ancora Caspar: “Chiudi il tuo occhio fisico, al fine di vedere il tuo quadro con l’occhio dello spirito. Poi porta alla luce ciò che hai visto nell’oscurità, affinché la tua visione agisca su altri esseri dall’esterno verso l’interno.”

 

Con questo ragionamento, però, Caspar riporta al centro l’essere umano. La tanto magnificata natura non è quella che puoi vedere con gli occhi, ma una visione che proviene dall’interno, ad occhi chiusi.

 

Vogliamo chiamarla “anima”, “inconscio”? Poco importa. La natura, per Caspar, è allora solo un pretesto per esprimere quel sentimento, quella sensazione mistica che spiega il senso dell’esistenza: il paesaggio come "luogo" dell'anima.

 

La fortuna di Caspar seguì la traiettoria di una meteora e passata la “moda” romantica nei suoi ultimi vent’anni declinò senza rimedio.

Costretto a vivere dell’elemosina degli amici fu colpito da una malattia degenerativa della mente che gradualmente, ma inesorabilmente, lo portò alla demenza con la quale sopravvisse ben 5 anni. Morì il 7 maggio 1840 a 66 anni.

 

Ecco le stampe dedicate a Friedrich Caspar

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