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L’esoterico e pareidolitico Arcimboldo

L’esoterico e pareidolitico Arcimboldo

  

Uomo allegro il ciel lo aiuta

Uno dei pittori più strani della storia è milanese: Giuseppe Arcimboldo. Le sue opere si riconoscono immediatamente e senza dubbio: sono ritratti composti da oggetti, frutta e fiori. Sembra uno scherzo, ma la sua idea lo portò direttamente alla corte di Massimiliano II d’Asburgo come pittore di corte.

Se consideriamo le traversie che molti grandi maestri hanno dovuto passare per affermarsi, vien da pensare che effettivamente qualcuno nasce con la camicia.

Ma andiamo con ordine.

Un “giugatton”* milanese

Giuseppe Arcimboldo nasce a Milano il 5 aprile 1526. Suo padre Biagio è un pittore accreditato presso la “Fabbrica del Duomo” e, cosa più importante, fa parte di una famiglia aristocratica milanese, i conti feudatari di Arcisate, gli Arcimboldi.

Giuseppe segue le orme paterne e, a 23 anni, entra nella bottega del padre. Si impegna a realizzare i disegni su cartone che serviranno per realizzare le vetrate del Duomo di Milano. Di questi anni non si conosce molto dell’attività di Arcimboldo, ma si sa che lavorò anche per il Duomo di Monza e la cattedrale di Como. 

Lavorò intensamente e non solo come pittore: caricature, progetti per feste e scenografie che al tempo si consideravano “bizzarie”.

*(giugatton in milanese vuol dire burlone)

 

Alla corte del Re

Il punto di svolta è il 1562 quando Giuseppe parte per Vienna invitato a corte dal principe, e futuro imperatore, Massimiliano II. Nella capitale austriaca, Arcimboldo, acquista rapidamente fama internazionale, ma con quali opere?

Le opere a noi pervenute si incentrano tutte sulle tavole grottesche che Giuseppe componeva adoperando gli oggetti più vari. Arcimboldo usava abilmente la “pareidolia”, ovvero la capacità della nostra mente di dare un significato a forme indefinite interpretandole come forme conosciute.

Per esempio, quando siamo sdraiati sereni su un prato e guardiamo le nuvole e siamo convinti di vederci un viso, un cavallino, un profilo, questa è pareidolia.

Quadri reversibili

Con questa tecnica, Arcimboldo, ha dipinto allegorie delle quattro stagioni, elementi della cosmologia aristotelica (Aria, Fuoco, Terra, Acqua) e ritratti… reversibili, come nell’immagine del post che, infatti, si può capovolgere e diventa un cesto di frutta.

Alla corte del re, Giuseppe non realizzò solo dipinti, ma si occupò anche di organizzare mascherate, giochi, cortei fantastici, coreografie con cigni, sirene, acconciature straordinarie e tutto quanto la sua fantasia riusciva a immaginare.

Memorabili le nozze dell'arciduca Carlo II d'Austria con Maria Anna di Wittelsbach, nelle quali Arcimboldo si dimostra grande inventore e regista dei fasti nuziali.

Composizioni magiche

Alla morte di Massimiliano II Arcimboldo passò al servizio del successore Rodolfo II che, se possibile, apprezzò ancor di più la creatività del milanese perché il nuovo Re era appassionato di esoterismo, misteri e curiosità dell’arte, delle scienze e delle cose naturali.

Così Arcimboldo diventa interprete della cultura magico-cabalistica che tanto piaceva a Rodolfo II.

Nel tempo la sua vena giocosa fu interpretata in diversi modi. Chi vide una inquietudine mostruosa, chi dei messaggi simbolici e misteriosi e chi, come Salvator Dalì, del surrealismo “ante litteram”.

Muore a Milano a 66 anni il 11 luglio 1593 e viene tumulato nella cripta di famiglia.

Chissà quali scherzi e quali forme avrebbe ideato per il suo corteo funebre, se lo avesse previsto.
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