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La lattaia e la fine del Mondo.

La lattaia e la fine del Mondo.

 

Jan Vermeer ha 25 o 26 anni quando dipinge questo capolavoro assoluto di tutti i tempi.

Siamo in una cucina, una di quelle grandi cucine olandesi dove si vive, dove si abita. Anche la numerosa famiglia di Vermeer, di notte dorme in questa vasta cucina.

Gli oggetti sono quelli di uso comune e in basso c’è uno scaldino. Va tenuto lontano però, dalla parte dove si conserva il latte e le uova che hanno bisogno di fresco.

In rivista gli oggetti e la loro “grana”, la materia di cui sono fatti: la cesta di vimini, il pane, le brocche, la pentola da forno dove la donna, che non è la padrona di casa, ma una lattaia, sta preparando, forse, un dolce.

Ha messo le uova, il pane e ora versa il latte appena munto. La cucina è pulita e in ordine com’è tipico della cultura olandese. Quasi una mania.

Il quadro, a vederlo dal vero, sembra più piccolo di quello che si pensa.

E osservandolo con attenzione ancora da più vicino si notano dei punti di luce diffusi. Ci sono in tutto il quadro. Non è un difetto, è Vermeer che vuole indicare il punto di caduta della luce su quegli oggetti.

Dalla finestra, seppur dimessa e con un vetro rotto, che è la vera protagonista del quadro, nevica la luce fioccando su tutti gli oggetti all’interno.

Come si spiega questo miracolo della pittura? Difficile e forse inspiegabile, ma si può descrivere. È la meravigliosa esattezza nella resa delle superfici e dei tessuti senza però indurire i contorni o la morbidezza della trama.

Una fotografia in cui l’autore è capace di sfumare i contorni senza offuscarne le forme.

La combinazione di morbidezza e di precisione è la sua caratteristica inimitabile.

Ha senso chiedersi se questo quadro ha una chiave di lettura? Se ha un significato? È un’esigenza tutta italiana chiedersi assolutamente “il perché”.

Davanti al quadro, però, sorridevo e non avevo bisogno di risposte.

Se vogliamo arzigogolare possiamo scoprire che nelle piastrelle in basso una specie di zoccolo della parete della cucina, Vermeer ha disegnato un piccolo cupido, proprio vicino allo scaldino. L’amore e il suo calore?

Come pure la “lattaia”, nell’immaginario olandese, gode di una libertà sessuale che è impossibile per le altre donne della casa. È un’allusione sessuale che la brocca completa? E l’occhio che guarda è un occhio maschile?

Ma la figura della donna è monumentale, pulita, quasi una madonna in una cucina dove la parete riporta pesino i chiodi senza uso e i buchi dei chiodi nel muro un po’ sbeccato.

Wislawa Szymborska è la mia poetessa preferita.

Anche lei è passata dove sono passato io, ad Amsterdam e ha visto il quadro che ho visto anche io.

Ma lei ha saputo scrivere parole con le quali voglio chiudere:

Finchè quella donna del Rijksmuseum
nel silenzio dipinto e in raccoglimento
giorno dopo giorno versa
il latte dalla brocca nella scodella,
il Mondo non merita
la fine del mondo.

A.G.Fadini

www.pitteikon.com

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