
Paul Klee, il gatto e l'uccello. Astratto, ma non troppo

Paul Klee è considerato un pittore astratto.
Al contrario di altri colleghi astrattisti, però, i titoli dei suoi quadri sono concreti. Non si tratta di “Composizione n.15” “Improvvisazione 28” e così via, ma di titoli come: “Raccolta delle pesche”, “La bella giardiniera”, “Bambino con giocatoli” ecc.
L’osservatore attento non può fare a meno di commentare: “Si, va beh… ma questo guazzabuglio di quadratini e scarabocchi sarebbe una bella giardiniera?”
La risposta è fornita dallo stesso Klee: “L'arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è”. Sarebbe a dire: tu non lo vedi, ma la bella giardiniera è anche quello che ho dipinto.
Klee, dunque, parte sempre da un dato reale e concreto e poi lo dipinge, cercando di trovare altri significati, sensi diversi; potremmo dire, come va di moda oggi, rende concreto un mondo parallelo.
Accantoniamo i mondi paralleli per un po’ e guardiamo insieme uno delle migliaia di quadri che ha dipinto: “Gatto e uccello” del 1928.
Paul adoperò olio e inchiostro su garza. Lui adoperò praticamente ogni materiale possibile perché gli piaceva sperimentare ogni effetto.
Con la garza come fondo il colore acquista spessore, vibra in modo particolare. Il suo segno inconfondibile sembra uno di quei graffiti che segnano i muri delle caverne preistoriche.
Naso del gatto a parte i colori non seguono le linee di contorno, ma si muovono a loro piacimento, raccontandoci una storia.
La forma del viso del gatto ci parla di due occhioni con pupille da felino, delle orecchie a triangolo che mettiamo noi al loro posto, perché Klee le ha solo accennate.
Al centro della fronte ecco un uccello. Un segno unico nello stesso posto dove di solito gli Indù mettono il terzo occhio.
Indica semplicemente: io sono un uccello.
Sagaci commentatori hanno immediatamente interpretato il tema del quadro: il gatto pensa all’uccello perché se lo vuole mangiare.
Credo siano vittime di una bella svista e di un animo molto ... umano.
Il nasino del gatto, infatti, è un cuoricino rosso.
Il gatto, quindi, ama. Non ha nessuna intenzione di mangiarsi l’uccello perché è suo amico. Certo si vede che è un gatto furbo, ma ha due begli occhioni e le guance calde. I baffi a riposo.
Klee, in poche righe e colori, ha raccontato una bella storia possibile.
E Klee di gatti se ne intendeva, perché ne aveva tre: Nuggi, Fritzi e Bimbo.
Cerchiamo anche noi di vedere quello che non sempre è visibile. Dopotutto è il segreto della poesia.
Questa poesia a colori è conservata al Museo di Arte moderna di New York, ma se la volete ammirare a casa vostra non dovete far altro che farvi recapitare una bella stampa d’arte Pitteikon.
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