
Premiata ditta Bruegel, vecchi e giovani
Provate a prendere 120 proverbi e modi di dire, illustrarli uno per uno e riunirli armonicamente in un solo quadro. Se l’impresa vi scoraggia godetevi l’esempio dei “Proverbi fiamminghi” di Pieter Bruegel il vecchio.
Sconosciuto all’anagrafe
Notizie attendibili sulla vita di Bruegel sono scarse e contraddittorie. Anversa non aveva registri anagrafici e l’Olanda non aveva un Vasari.
Facendo i conti a ritroso sappiamo che nel 1551 entra a far parte della “Corporazione San Luca di Anversa”. Nella corporazione si entra tra i 21 e i 25 anni, perciò potrebbe essere nato tra il 1525 e il 1530. Fino al 1559 si firmò Brueghel e poi, per motivi a noi ignoti, Bruegel.
Gli inizi da Hieronimus Cock
Di sicuro Peter incontra l’editore di stampe e incisore Hieronimus Cock e inizia a lavorare per lui come disegnatore per incisioni. Cock gli fece realizzare una serie di disegni di Hieronimus Bosh, da usare anche come base per la trasposizione di altre opere incisorie.
Bruegel muove i primi passi in questo ambiente ricco e colto e affina la sua tecnica. Nel 1551 parte per l’Italia, forse inviato dallo stesso Cock, e nei 4 anni del suo viaggio realizzò un gran numero di opere.
Torno a casa e mi sposo
Tornato ad Anversa continua a occuparsi di disegni da tradurre in incisione e dipinti. Partecipa a circoli intellettuali insieme al cartografo Ortelius, il tipografo Plantin, l’incisore Goltius e il cardinale Perrento de Granvelle, amico del Re Filippo II di Spagna, tutti partecipanti al circolo, ma anche principali committenti.
Nell’ottobre del 1563 si sposa ad Anversa con Mayeken Cock (figlia del suo maestro) e si trasferisce a Bruxelles. Anche se vicine le due città sono diverse: aristocratica Bruxelles e mercantile Anversa.
In quegli anni Bruxelles è ricca, ma piena di condanne, esecuzioni ed episodi sanguinosi. Per fortuna Bruegel non viene toccato da questi truci avvenimenti e vive un periodo felice e produttivo.
Famiglia Bruegel: tutti pittori
Nasce il primo figlio Pieter, che diventerà pittore e poi il secondo Jan, che diventerà famoso come “Jan dei velluti”. Mentre Pieter si dedica all’imitazione del padre e si rivolge ai piccoli borghesi, Jan coltiva gli aristocratici inventandosi uno stile più fine e rarefatto, quasi da miniaturista.
In pratica troviamo: Pieter Bruegel il vecchio, i due figli Pieter Bruegel il giovane e Jan Bruegel il Vecchio e infine Jan Bruegel il giovane (nipote del capostipite e figlio di Jan) a cui si aggiungono Ambrosius Bruegel e Abraham Bruegel (pronipoti).
Con tutti questi Bruegel l’attribuzione delle opere non è cosa facile.
Senza dubbio Pieter Bruegel il Vecchio morì nel 1569 a soli 49 anni (circa). Come segno dell’alta considerazione di cui godeva Bruegel, la sua tomba fu adornata con un dipinto di Rubens, che è ancora lì al suo posto.
Temi e stile di Bruegel il Vecchio
Lo stile e i temi di Bruegel sono davvero personalissimi, escono dalla tradizione fiamminga. Le sue grandi tavole sono una meditazione sull’umanità, soprattutto contadina. Una cronaca ritratta con precisione e pignoleria da “cartografo”, nessuna idealizzazione.
L’uomo di Bruegel è una creatura goffa, viziosa, in un mondo spietato e reale. Visi e deformità sono riprodotte con occhio oggettivo, spietato ma senza disprezzo: le cose stanno così e così Pieter le dipinge. Il grottesco non è fine a sé stesso, ma usato come simbolo delle debolezze umane, non privo di ironia.
La differenza con il contemporaneo Rinascimento italiano è abissale. L'umanità di Bruegel, e dei nordici in generale, non ha alcuna speranza e protezione divina. Il risultato è un caos brulicante di una umanità senza scampo, alleggerito, ma non troppo, da risvolti più comici che tragici.
Le sue grandi tavole sono minuziosamente composte e riempite anche di simboli alchemici. Nessun elemento è a caso, ma fa parte di un preciso dialogo simbolico alchemico.
La sua tecnica solida e straordinaria maturata nell’incisione, gli permette di dipingere come fosse davvero un cartografo, come disegnasse una mappa. Ai vari elementi manca solo la scrittina con il nome.
Bruegel unisce l’amore per il dettaglio, tipicamente fiammingo, all’ampia apertura paesaggistica, organizzata in uno scorcio di un villaggio, una collina o un bosco.
Inutili i copiosi tentativi di imitarlo, anche da parte dei suoi discendenti.
Pieter Bruegel il Vecchio resta infatti l’unico capace di riunire 120 proverbi in un quadro che non finiresti mai di guardare.
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