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Toulouse-Lautrec e la pittura “à l’interieure”

Toulouse-Lautrec e la pittura “à l’interieure”

 

Sangue blu

Il conte Henri-Marie-Raymond de Toulouse-Lautrec-Montfa scelse di nascere in uno dei numerosi palazzi di famiglia il 24 novembre 1864.

I genitori di Henri erano il conte Alphonse-Charles-Marie de Toulouse-Lautrec-Montfa e la contessa Adèle-Zoë-Marie-Marquette Tapié de Céleyran; entrambi appartenevano a una stirpe che regnava in quella regione dal 1100 e tra loro erano primi cugini.

Le famiglie di sangue blu, infatti, avevano l’abitudine di sposarsi tra consanguinei per mantenere la purezza della “razza”. Questo però, com’è noto, può essere causa di malattie e il piccolo Henri, come vedremo, ne farà le spese.

Vita da aristocratico

Il padre Alphonse consacrò la propria vita alle donne, alla caccia, all’ozio e alla vita all’aria aperta. La madre era l’esatto contrario: pia, amorevole, bigotta e ipocondriaca.

Malgrado il matrimonio fosse solo formale, il piccolo Henri visse un’infanzia idilliaca e agiata con la madre, tra un castello e un altro, vezzeggiato dai numerosi amici e parenti della famiglia.

Nel 1872 Henri è a Parigi con la madre e alcuni preziosi amici di famiglia, tra cui il pittore animalista René Princeteau, incoraggiano il piccolo Lautrec a dedicarsi al disegno.

In famiglia l’arte è ben vista tanto che la nonna di Henri dice: «Se i miei figli a caccia prendono un uccello, ne ricavano tre piaceri: sparargli, mangiarlo e disegnarlo».

 

La sfortuna presenta il conto

Purtroppo a 10 anni la vita di Henri cambia completamente, e in peggio. Come già accaduto in famiglia il bambino si ammala e viene colpito da una malattia degenerativa alle gambe che gli procura dolori molto forti.

Alla madre non mancano certo i mezzi per convocare i migliori dottori del mondo, ma questo affollamento di cure e soluzioni (a volte discutibili) servono a poco.

Non potendo andare a scuola, la madre assume precettori e insegnanti che si occupano dell’istruzione di Henri.

Immobile e convalescente per gran parte del suo tempo il piccolo Toulouse che fa? Disegna e ancora disegna. Non può fare altro.

 

Nessuno si oppone

In definitiva la malattia lo riduce con il tronco di un uomo e le gambe di un bambino per un totale di cm 152. Ovviamente gli sono impedite tutte le attività degli uomini del suo ceto: niente caccia, cavalcare, armi ecc. e dunque si dedica per tutto il tempo all’arte.

Peraltro, la famiglia non è contraria alla carriera artistica, come invece si legge in tante biografie di pittori, e quando Toulouse Lautrec annuncia di volersi dedicare esclusivamente all’arte nessuno si oppone.

Considerando le sue enormi possibilità economiche non ha che l’imbarazzo della scelta e si rivolge ai migliori pittori del suo tempo per affinare la sua tecnica.

Se un maestro, come Leon Bonnat, lo giudica di scarso valore, Toulouse non ha indecisioni: cambia maestro.

 

L'astro di Montmartre

Fino a che, nel 1884, apre un proprio atelier.

Attenzione. La famiglia possedeva decine e decine di palazzi nei luoghi più lussuosi e “per bene” di Parigi, ma Henri dove apre il suo studio?

A Montmartre vicino a bordelli e locali di dubbia fama.

Questo è l’ambiente che frequenta e qui trova i soggetti per i suoi quadri.

La famiglia rimane spiazzata e delusa, ma l’unica richiesta è quella di non firmare i quadri col nome di famiglia ma usare uno pseudonimo.

Toulouse Lautrec, in quell'ambiente, era benvoluto da tutti: prostitute, cantanti da bar, modelle perché, pur essendo arguto e sarcastico, non lo era mai a spese degli altri.

La sua deformità non gli impedì di avere un’intensa attività amorosa e collezionò avventure sentimentali e infuocate relazioni.

Il popolo della notte

Questo il periodo più fecondo e produttivo di Henri che, al contrario degli impressionisti che amano dipingere all’aria aperta, si dedica a ritrarre il “suo mondo” fatto di case di tolleranza, balli, cabaret e caffè.

La sua insaziabile curiosità lo porta a praticare la litografia e la grafica per la stampa. Suoi i primi manifesti pubblicitari e le illustrazioni per le riviste più prestigiose.

La sua introspezione psicologica è il maggior pregio del suo grande affresco del popolo della notte.

 

Facciamoci del male

Purtroppo, oltre al peso della malattia, Toulouse Lautrec aggiunge i disastrosi effetti di una vita eccessivamente trasgressiva. Si ammala di sifilide, è alcolizzato e inizia ad avere crisi etiliche e delirium tremens.

Entra ed esce da sanatori e ricoveri, ma i buoni propositi, una volta disintossicato, durano poche ore e si ricomincia. Fu colpito da una paresi alle gambe e poi da emiplagia: ormai gli restava poco. L’ ultimo erede della gloriosa famiglia nobile sin dai tempi di Carlo Magno, si spense alla fine alle ore 2:15 del 9 settembre 1901, assistito al capezzale dalla madre disperata.

Fortuna e disgrazia si sono incontrate in Henri Toulouse Lautrec. Forse alcune carte che la vita gli aveva donato poteva giocarsele meglio, ma in definitiva nessuno sa quali siano le regole del gioco della vita.

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