
Van Gogh era un copione?
Van Gogh era un copione?
Uno dei criteri principali per smascherare un quadro falso è quello di analizzare lo stile della pittura.
Si possono trovare e simulare i colori, la tela, le tinte in modo praticamente indistinguibile da un originale, ma lo stile è difficilmente ripetibile.
Il tocco, la pennellata, il gesto, soprattutto nei quadri moderni, resta personale. Come fosse un’impronta digitale.
Lo stile di van Gogh
E di stile, di impronta personale, abbiamo l’occasione di parlare osservando un quadro di Vincent van Gogh: “Il riposo dopo la mietitura” (o “La siesta”, alla messicana, in altre fonti).
In questo quadro, e non è il solo, van Gogh ha “copiato” il soggetto da un altro pittore che considerava il suo “maestro” e sua continua fonte di ispirazione: Jean-François Millet.
Sappiamo che Vincent aveva tentato la via della predicazione, si sentiva vicino a tutte quelle persone per cui il lavoro è dura pratica quotidiana e spesso nemmeno porta fuori dalla miseria. Fallita questa idea, così come quella di assistente di un mercante d’arte, portò questa attenzione nella pittura quando, a trent’anni, decise che fare l’artista sarebbe stata la sua unica strada.
Ammiratore di Millet
Non poteva, quindi, non essere attratto dalla pittura del contadino Millet che, per motivi simili, si dedicava a questi soggetti volendo dare a essi pari dignità con altri temi pittorici.
Spesso, dunque, van Gogh si ispirava ai quadri di Millet, anzi… li copiava proprio.
In questo caso van Gogh si trovò davanti a un prototipo per incisione e l’immagine è speculare, rovesciata.
Vincent riprende esattamente la scena dipinta da Millet nei minimi particolari: la posizione della coppia sdraiata, dimensione e spazi dei covoni di grano, il carro in fondo, persino i due falcetti appoggiati lì a fianco.
Ma dove in Millet i colori e le pennellate sono tenui, sfumate per ispirare un senso epico e religioso della scena, attraverso van Gogh la vita esplode.
I colori di Vincent
Van Gogh è già a Saint Remy, in ospedale, in un mese invernale, ma i colori sono estate pura. Il giallo illumina tutto il quadro e il colore degli abiti è sostituito con il celeste e l’azzurro complementare. I visi e ciò che in Millet è rosa per avvicinarsi alla realtà in Vincent diventano un verdino tenue, per restare in tema con l’unità cromatica di tutto il quadro.
E il cielo? Non può essere quel grigio rosato tenue, molto probabile nella realtà dei fatti: per Vincent il cielo è blu. Un bel blu uniforme a contrasto e complemento del giallo sole.
Il delicato quadro di Millet, pervaso dal sentimento misurato e razionale della sua poetica, nelle mani del genio olandese diventa emozione pura, incontenibile e coinvolgente.
Perché Vincent van Gogh non ha altri posti dove esistere: immerso nella vita pura che riempie anche i suoi inimitabili quadri.
Per chi lo desidera c’è il filmato sul canale YouTube @pitteikon.
Andrea Giuseppe Fadini
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