
Chi fu il pittore più ricco della storia?
Siamo nel 1490 a Pieve di Cadore.
La potente e conosciutissima famiglia Vecellio si occupava fin dal 1200 di amministrazione, potere e arte nella zona al confine tra la “Repubblica di Venezia” e i possedimenti della monarchia asburgica.
Ben nove Vecellio si dedicarono alla pittura e Tiziano, che manifestò presto il suo talento artistico, fu affidato agli insegnamenti di Gentile Bellini e, ancora bambino, si trasferì a Venezia.
In quegli anni Venezia viveva un periodo di stabilità e ricchezza invidiabile che attirò i grandi pittori dell’epoca, da Leonardo da Vinci a Michelangelo a Giorgione. Tiziano comprese e assorbì il loro valore.
Tiziano non fu solo pittore, ma anche accorto amministratore di sé stesso e della sua “azienda”.
Come pittore fece qualcosa che nessuno aveva mai fatto: negò il primato del disegno e affermò la potenza del colore come emozione e visione teatrale della vita.
Come imprenditore di sé stesso aveva un obiettivo chiaro: diventare pittore ufficiale della “Serenissima” e per tale scopo rinunciò alla chiamata del papa Leone X, che lo avrebbe voluto a Roma.
Accorti investimenti e la scelta sapiente di amicizie portarono Tiziano a diventare fornitore del legname del “suo” Cadore ai cantieri veneziani, in perenne ricerca di legno per le loro navi.
Tiziano divenne il pittore più ricco di quei tempi e di tutta la storia dell’Arte. Non lasciò allievi, ma la sua lezione sul colore attraversò cinque secoli e ritrovò alunni tutti i più grandi artisti degni di questo nome.
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