
Il contadino pittore
Jean-François Millet nasce nel 1814 figlio di contadini ma non, come nel caso di altri pittori, da contadini proprietari e benestanti, bensì dalla categoria più povera della scala sociale.
I genitori, per potergli dare un futuro migliore lo affidarono a precettori privati che se ne presero cura o lo avviarono agli studi.
L’iniziativa ebbe successo e il piccolo François arrivò a studiare addirittura a Parigi nella prestigiosa Accademia di Belle Arti.
Millet, però, non si dimostrò ingrato, in quanto non perdeva l’occasione di tornare a casa per fare il contadino e aiutare i genitori nel duro lavoro dei campi.
Si adattò a dipingere ritratti, quadri storico-mitologici ed erotico-galanti che erano quelli richiesti dal “mercato”, diremmo oggi, per avere la possibilità di dipingere ciò che veramente gli stava a cuore: la vita contadina.
La scelta di questi temi, come soggetto di quadri, può definirsi realmente contro-corrente, perché nessuno lo faceva. Il pubblico giudicava questi quadri triviali e fuori luogo.
Con la perseveranza Millet, però, ebbe ragione e la sua poetica influenzò l’elite dell’epoca, non solo nella pittura con Pissaro, Gauguin, Van Gogh che copiò molte sue opere e l’italiano Segantini, ma anche nella letteratura con Victor Hugo che si ispirò ai suoi quadri.
Malgrado gli attaccarono l’etichetta di “denuncia sociale”, l’intento di Millet non era politico, ma eroico: voleva infondere dignità e valore a una condizione considerata inferiore, descrivendo con partecipazione emotiva il lavoro dei campi in ogni sua forma dall’alba al tramonto.
E di tramonto si tratta in questa immagine, che ritrae il momento dell’Angelus.
L’Angelus è una preghiera cattolica che si recita in tre momenti della giornata: all’alba, a mezzogiorno e al tramonto.
Sono tre brevi testi intercalati dall’Ave Maria e prendono il nome dalle prime parole della preghiera: “Angelus domini nuntiavit Mariae”.
Un momento che riprenderà anche Segantini con una sua idea suggestiva.
È la fine della giornata, stanchi da una intera giornata di lavoro, prima di tornare a casa, si rende grazie a Maria e si partecipa al mistero dell’incarnazione di Dio.
Millet realizza un sapiente gioco di luci tra il cielo, la luce radente del tramonto e le due figure intente a pregare, portando noi, spettatori della scena, a riflettere su questo aspetto dell’esistenza.
Andrea Giuseppe Fadini
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