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Intorno al cerchio di Kandinskij

Intorno al cerchio di Kandinskij

Il Museo Guggenheim a New York ha deciso di organizzare una mostra, dedicata a Wassily Kandinskij, per celebrare in 80 opere il pittore, che è considerato uno dei padri dell’astrattismo.

La mostra durerà quasi un anno, perché si è inaugurata il giorno 8 ottobre scorso e chiuderà, salvo proroghe, il 5 settembre del 2022.

 

L’arte astratta nasce verso il 1910 grazie a Kandinskij, a Kazimir Malevic e Piet Mondrian.

Tutti e tre i pittori sono stati anche dei teorici, scrivendo saggi e libri per spiegare e giustificare la loro rivoluzione artistica.

 

Fino al 1800 l’arte si occupava di riprodurre la realtà. Prospettiva, chiaroscuro, colori e linee, tutti adoperati e coordinati per dare l’illusione che ciò che si vede è reale.

Una finestra, oggi diremmo una fotografia, su figure oggettive che il pittore è capace di rendere su una superficie piana, che sia tela, tavola o muro per un affresco.

 

Gli artisti astratti pensano, invece, che il compito dell’artista non sia quello di fare da pappagallo alla realtà o riprodurre figure, illudendo chi guarda che quelle siano un dato reale.

 

Lo scopo della pittura è quello di esprimere sensazioni e sentimenti (arte astratta espressiva), con l’uso spontaneo delle possibilità artistiche, oppure di determinare una nuova visione estetica, seguendo la mente e l’intelletto con figure geometriche e combinazioni strutturate di forme e colori.

 

Gli astrattisti definivano la loro arte “arte concreta”, in polemica con l’arte figurativa, che “illude” lo spettatore che il quadro sia una parte della realtà.

Infatti, l’arte astratta abolisce qualsiasi prospettiva ed è rigorosamente bidimensionale.

 

Non vuole riprodurre nessuna figura e nessun elemento oggettivo.

L’arte astratta vuole che il quadro sia considerato per quello che è: una creazione dell’artista, qualcosa che prima non esisteva e che ora è lì davanti ai nostri occhi.

 

Un oggetto nuovo nato per esprimere o raccontare una storia mai vista prima, se non nella fantasia dell’artista.

 

Andrea Giuseppe Fadini

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