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La scapigliata. Da Leonardo a Tim Roth.

La scapigliata. Da Leonardo a Tim Roth.

 

Qualche anno fa ha riscosso molto successo una serie televisiva, il cui protagonista era Tim Roth, intitolata “Lie To Me” ovvero “Dimmi una bugia”.

Un dotato dottore viene ingaggiato dalla FBI e da ricchissimi privati per scoprire se una persona dice la verità.

Lui ti osserva, gira la testa di qua, la gira di là e afferma con ottima precisione se hai detto una bugia o la verità.

tim roth

Il precursore di questa tecnica ha nome e cognome e, tanto per cambiare, si chiama Leonardo da Vinci.

 

È lui che ha studiato, teorizzato e usato nei suoi ritratti i “micromovimenti” involontari del viso e del corpo, che tutti noi facciamo e non siamo in grado di controllare: i moti dell’anima.

Già dal 1480 Leonardo inizia a individuare i “nervi”, per usare il suo linguaggio, che sono causa dei movimenti del viso di una persona quando prova delle emozioni.

Questi piccolissimi movimenti si manifestano ancora prima che possiamo averne coscienza e, quindi, controllarli.

 

Lo studio approfondito e analitico di cui era capace Leonardo gli ha fornito mezzi incredibili per poter raffigurare qualsiasi “moto dell’anima” non tanto, in questo caso, per riconoscere chi mente e chi no, ma per trasmettere, con una magia senza fine, i sentimenti che noi possiamo leggere sul volto dei ritratti di Leonardo.

 

La scapigliata, per esempio, è un piccolo quadretto su tavola di cm 21 per 24, un po’ più piccolo di un foglio lettera di oggi, disegnato.

Con soli due colori adoperando la terra d’ombra per i toni seppia e la biacca per il bianco, Leonardo ci fornisce un saggio della sua irripetibile capacità di mettere in pratica i suoi studi.

La tavoletta originale è conservata a Parma, ma noi possiamo prepararci a osservarla da molto vicino grazie alle foto in alta definizione facilmente disponibili.

Scapigliata esposta a Parma

 

Nessuno dei piccoli segni è messo a caso o per “maniera” (cioè seguendo uno sfumato teorico), ma è fatto proprio perché lì andava esattamente segnato il viso, sfumata quell’ombra per comunicarci lo stato d’animo della persona.

 

Leonardo descrive, con una immagine, sottigliezze che nessun poeta o scrittore può restituirci a parole. È manifesta inferiorità rispetto al genio vinciano.

 

Oggi le neuroscienze si prodigano di letture con apparecchi scientifici, indagini diagnostiche, scansioni del cervello per scoprire il funzionamento delle emozioni umane, persino a scopi commerciali come il “neuromarketing”.

Fosse possibile potremmo consigliare: chiamate Leonardo che facciamo prima.

 

Un’altra prova incontrovertibile del genio di questo pittore.

Andrea Giuseppe Fadini

 

 

 

 

 

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