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Piet Mondrian. È complicato essere semplici.

Piet Mondrian. È complicato essere semplici.

Anche per chi non conosce la storia dell’arte, basta uno sguardo per riconoscere un dipinto di Piet Mondrian.

Forse non ne ricorderà il nome, ma identifica lo stile a prima vista.

piet mondrian

Spesse linee orizzontali e verticali che si incrociano creando quadrati e rettangoli a volte colorati di blu, rosso e giallo.

Questi quadri, però, sono solo una parte di tutto il lavoro di Mondrian e nemmeno il punto di arrivo, perché l’artista proseguì ancora nella sua ricerca.

Piet Mondrian nasce ad Amersfoort in Olanda nel 1872, studia e inizia la sua carriera come insegnante di Italiano, ma già si era appassionato alla pittura grazie al padre che era insegnante di disegno.

In questo periodo i suoi quadri sono figurativi e realistici. Mondrian dipinge paesaggi, alberi, mulini a vento, in uno stile, potremmo dire, tradizionale.

Mondrian figurativo

Per comprendere meglio il passaggio da una pittura tradizionale e realistica verso quella geometrica e astratta del Mondrian più famoso, è utile sapere che il pittore si dedicava alla “teosofia”.

Teosofia, che letteralmente significa “sapienza di dio”, aveva diversi movimenti, ognuno con le proprie sfumature e Mondrian aderì a quello diretto da Helena Petrovna Blavatsky.

Helena Blavatsky, tra le altre convinzioni, diffondeva quella per cui è possibile arrivare a una conoscenza profonda della realtà circostante attraverso un affinamento spirituale che non resti legato ai dati, reali e subito evidenti, della natura.

Piet Mondrian, che conserverà gelosamente tutta la vita il suo diploma di membro della società teosofica, si ispira a queste convinzioni filosofiche e prosegue la sua ricerca unendo il pensiero teosofico alla sua esperienza di artista.

Così, partendo da quadri figurativi e dipingendo la realtà quale si mostra a tutti noi, Mondrian passo dopo passo cerca di trovare i segni fondamentali, la sostanza primaria di una figura cercando, con la propria personale sensibilità, di arrivare al punto essenziale e più profondo di espressione del dato visibile.

 

Colpito anche dall’esperienza cubista, Mondrian riduce sempre di più sia le linee che i colori, mantenendo un preciso e corretto equilibrio formale, per manifestare un ordine e una sintesi massima, che possa esprimere l’essenza del suo concetto di vita.

Un’osservazione attenta delle tele ci racconta che, per esempio, le superfici bianche non sono semplici spazi lasciati senza pittura, ma Mondrian passava e ripassava lo spazio bianco con pennellate in direzione diversa per ogni strato, per costruire una profondità e una vibrazione che altrimenti non esisterebbe.

 

Nel suo quadro “Schilderij n. 1” (La pittura n.1) del 1926 Mondrian raggiunge la semplificazione massima possibile con due semplici righe, una soluzione minimalista estrema.

Arrivati a questo punto ci si potrebbe aspettare che la ricerca di Mondrian finisca lì.

 

Come si potrebbe semplificare oltre?

Siamo, intanto, nel 1938 e Mondrian lascia Parigi perché arriva il nazismo. Si trasferisce a Londra, ma nel 1940 preferisce stabilirsi a New York, dove Piet Mondrian stupisce ancora.

Per un ricercatore sincero e onesto, che non si adagia sulla moda e sui risultati raggiunti, il cammino non finisce mai.

Ed ecco il suo quadro “Place de la Concord” dove le righe si colorano, compaiono piccoli quadrati gialli, rossi e blu, che arricchiscono la composizione.

place de la concord

Nel suo ultimo quadro “Broadway Boogie-Woogie” il pittore getta le basi dell’astrattismo geometrico del futuro, riuscendo a rinnovarsi e facendo un altro passo nella sua ricerca artistica.

E chissà quanto ci avrebbe stupito ancora se il 1° febbraio del 1944 una polmonite non l’avesse ucciso a 71 anni.

 

Non consideriamo nemmeno chi giudica Mondrian in senso riduttivo solo dai suoi lavori più famosi, come qualcosa che possono fare tutti. In realtà, il suo stile e la sua ricerca sono stati il piedistallo che ha permesso alla grafica e al design di partire proprio da lì, assumendo il suo lavoro come fondamento di queste attività del futuro.

Andrea Giuseppe Fadini

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