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Donne e pittura, Antonietta  (o Antonio) Brandeis

Donne e pittura, Antonietta  (o Antonio) Brandeis

 

 Lo storico ungherese Arnold Hauser scrisse una pregevole Storia dell’Arte in cui considerava l’arte come risultato del contesto storico e sociale. Sarebbe interessante integrare la sua idea aggiungendo un elemento importante: la donna.

Le donne nell’arte vengono citate in articoli di giornale il giorno 8 marzo, citando Artemisia Gentileschi (1593-1654) e Sofonisba Anguissola (1532-1625).

Davvero un po’ poco.

Niente Accademia

Fino al 1875, in Italia, le donne non avevano diritto all’istruzione artistica. In seguito, ovviamente con precise distinzioni: le donne erano utilizzate come modelle insieme agli uomini, ma non potevano partecipare a lezioni di “nudo”, perché ritenuto “indecoroso”.

Antonietta Brandeis nasce a Miskovice in Boemia il 13 gennaio 1848. Le prime notizie ci segnalano Antonietta come “pupilla” (gli uomini sono allievi e le donne pupille) del pittore Karel Javurek.

Dopo la morte del padre, la madre Giuseppina Dravhozvali si sposa con il veneziano Giovanni Nobile Scaramella e Antonietta arriva a Venezia.

Qui Antonietta è una delle primissime donne ammesse all’Accademia Veneziana di Belle Arti. Non potendo frequentare corsi di figura (che prevedono il nudo), segue le lezioni di Domenico Bresolin per il paesaggio, Marino Molmenti per la pittura e Federico Bagna per la prospettiva.

 

Antonietta/Antonio

Donna o uomo i risultati parlano chiaro: Antonietta è abile, meticolosa e molto brava. Vince premi e menzioni. È tra gli alunni più premiati dell’Accademia.

Brandeis sceglie di entrare nella tradizione dei vedutisti e i collezionisti stranieri iniziano a interessarsi a lei… o lui. Infatti Antonietta diffuse la propria opera come “Antonio Brandeis”.

Affidabili studiosi spiegano che fece la scelta di fingersi uomo per evitare elogi dovuti solo perché… “donna” (ovvero: ma guarda... una donna che dipinge così… che brava!); io sono propenso a pensare l’opposto: se il quadro è dipinto da un uomo è qualcosa di serio, se è dipinto da una donna è un hobby.

Antonietta (o Antonio) espose numerose opere in tutta Italia e nel 1880 si presentò all’esposizione internazionale di Melbourne con ben tre dipinti.

Pittrice e moglie

Nel 1897 si sposa con Antonio Zamboni, un cavaliere e ufficiale veneziano. Il matrimonio la costringe a ridurre la sua attività artistica, pur continuando a esporre a Roma e Firenze.

Nel 1909 Antonio Zamboni muore e Antonietta si stabilisce a Firenze rimanendo attiva e prolifica fino al 20 marzo 1926, giorno della sua morte.

Eseguendo il suo testamento, Antonietta Brandeis lascia tutti i suoi averi e i suoi quadri agli orfani, compresi i soldi per poterli incorniciare.

L'altra metà del cielo

La perizia e la bravura di Antonietta è evidente. Spesso ripeteva e ridipingeva i soggetti di maggior successo per migliorarli.

Se fosse stata davvero “Antonio” e non Antonietta la sua notorietà sarebbe stata pari al suo contemporaneo Giovanni Fattori?

Di un fatto sono convinto: la Storia dell’Arte (e non solo), relegando il ruolo della donna a margine, ha perso “l’altra metà del cielo” (facendo arrabbiare Andrea Camilleri che disse: "...macché sono l'universo intero!")

E oggi possiamo solo fantasticare su quali intuizioni, bellezze, capolavori e quale universo avrebbero potuto regalarci.

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