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Munch, il contrario dell’impressionismo.

Munch, il contrario dell’impressionismo.

 

Quanta sofferenza può sopportare una persona? Quante “percosse della sorte oltraggiosa” riesce a tollerare?

Possiamo chiamarla infanzia?
Edvard Munch nasce a Loten in Norvegia il 12 dicembre del 1863. A soli 5 anni perde la madre che muore di tubercolosi. Pochi anni dopo tocca a una delle sue sorelle morire a 15 anni anche lei di tubercolosi.

La salute di Edvard non è delle migliori e il comportamento del padre non lo aiuta: malato di sindrome maniaco-depressiva provvede personalmente all’educazione del figlio, proprio perché spesso a casa per malattia.

Coerente con il clima familiare il padre introduce il piccolo Edvard alla dimensione letteraria “horror” facendogli studiare Edgar Allan Poe.

L’altra sorella Laura inizia a essere afflitta da crisi psichiche, che la porteranno rapidamente in manicomio. Il fratello Andreas, invece, si sposa e muore immediatamente dopo.

Il diario dell’anima

Nulla di cui stare allegri. Nel suo personale “Diario dell’anima” infatti, scrive: «ho ereditato due dei più spaventosi nemici dell'umanità: il patrimonio della consunzione e la follia».

Con una partenza simile non stupisce che, oltre alle numerose malattie, Munch si dedichi al bere, fino a finire in manicomio lui stesso per un breve periodo, preda di devastanti allucinazioni.

Vita angosciante, quadri angoscianti
Una biografia simile spiega l’attività artistica di Edvard Munch. “La morte nella stanza della malata”, “Vampiro”, “Odore di morte” “Autoritratto con braccio di scheletro” ecc. sono solo alcuni titoli delle opere di Munch.

Il quadro che lo ha reso celebre, ovviamente dopo morto e dopo aver subito aspre critiche in vita, è “L’urlo” (l’immagine del post è invece “L’ansia”).

Figura forse mutuata dall’immagine di una mummia ritrovata in quel tempo, ha ispirato persino una delle faccine degli emoji (screamingfear). Una delle versioni (Munch dipingeva sempre molte versioni dei suoi quadri) è stata venduta qualche anno fa a 120 milioni di dollari.

 

Dal diario di Munch leggiamo:

«Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò, il cielo si tinse all'improvviso di rosso sangue. Mi fermai, mi appoggiai stanco morto a una palizzata. Sul fiordo nero-azzurro e sulla città c'erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura... E sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura.»

Impressionismo ed espressionismo

Un passo oltre le analisi tecniche e formali della pittura di Munch, un dato importante è il capovolgimento del concetto stesso del dipingere.

Gli impressionisti desideravano riprendere il reale, l’impressione di ciò che si vede e che ci circonda, ciò che è “fuori da noi”. Munch è la prima pietra dell’”Espressionismo”. Esprimere e dipingere ciò che è “dentro di noi”, le nostre emozioni, la nostra vita interiore.

Ancora Munch scrive:

«In generale l’arte nasce dal desiderio dell’individuo di rivelarsi all’altro. Io non credo in un’arte che non nasce da una forza, spinta dal desiderio di un essere di aprire il suo cuore. Ogni forma d’arte, di letteratura, di musica deve nascere nel sangue del nostro cuore. L’arte è il sangue del nostro cuore»

Parentesi tranquilla con fanciulle ardenti

Acquistando comunque una certa fama riuscì a raggiungere una certa tranquillità economica. Comprò una proprietà di 45 ettari vicino Oslo e dipinse quadri che celebrano la vita agreste.

La sua fama attirò un gruppo di “fanciulle ardenti”, che oggi chiameremmo “fan”, che ritrasse in diversi nudi artistici. Il gossip si attivò immediatamente, descrivendo ben altro.

L’ultima paura

La spinta creativa si era però esaurita. L’avvento del nazismo fece in tempo a regalargli un’ultima sofferenza: l’immediata rimozione delle 82 opere esposte nei musei tedeschi. Arte degenerata da rimuovere insieme a quelle di Picasso, Klee, Matisse ecc.

Le sue paure aumentarono quando i nazisti occuparono la Norvegia. Visse ottant’anni e morì nel gennaio del 1944. Poco prima della liberazione dai tedeschi.

«Dal mio corpo in putrefazione cresceranno dei fiori e io sarò dentro di loro: questa è l'eternità»

Oltre ai fiori anche i suoi quadri lo hanno consegnato all’eternità
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