Salta il contenuto
Fino al 5 maggio 2024 sconto del 20% per ordini con consegna entro il 10 maggio 2024
Spedizione gratuita per ordini superiori a € 25
Paolo Cesena, in arte Cézanne

Paolo Cesena, in arte Cézanne

 

Luigi Augusto Cesena fu un intraprendente cappellaio membro della popolosa comunità ebraica di Cesena. Una succosa offerta di lavoro e residenza lo portò a Aiz-en-Provence, dove si sposò con un’operaia e nel 1839 nacque Paul.

Cesena era un tipo svelto e, con un suo amico, arrivò addirittura a gestire con successo una banca locale.

Il piccolo Paul, inseparabile compagno di scuola di Emile Zola (il poi celebre scrittore e giornalista), voleva diventare scrittore (in disegno era quasi insufficiente), mentre Emile, vista la propria predisposizione, era sicuro di voler fare il pittore.

Scrive Zola a Cezanne: “i tuoi versi sono sicuramente più poetici, più veri: tu scrivi con il cuore, io con la mente”.

E allora? Come avvenne lo scambio di carriere?

Nel 1858 Zola parte per Parigi lasciando Cezanne privo di quella loro amicizia totalizzante. Inizia un carteggio fatto di poesie, giuramenti di reciproca amicizia eterna e… disegni, acquarelli e schizzi.

Però Cezanne era “indeciso a tutto” e non sapeva scegliere tra la carriera nella banca del padre e la vita artistica. 

La biografia di Cezanne si riempie di alterni episodi, esperienze, cambi d’idea, complice il suo carattere timoroso e bipolare.

Alla morte del padre consuma la piccola fortuna ereditata e si ritrova anche in ristrettezze economiche.

I suoi quadri vengono derisi e aspramente criticati (persino da Manet che disse: “è un muratore che dipinge con la sua cazzuola”), e sono rifiutati sistematicamente dai “Salon”. Eppure, ormai in solitudine volontaria, Cezanne proseguiva la sua opera fondamentale: la “costruzione della realtà”.

Quanto dipinto fino ad oggi, per Cezanne, non è la realtà, ma ripete l’illusione visiva e concettuale dell’uomo. Se osserviamo due binari di una ferrovia noi li vediamo convergere e unirsi al centro, ma in realtà non è così… i binari non si uniscono mai. Quello che vediamo, dunque, è pura illusione.


Per questo elimina il segno di contorno, non utilizza la prospettiva classica, nessun taglio di luce. Sono elementi illusori che Cezanne riporta al colore e alla struttura della composizione.

Usa solo i colori primari e i suoi derivati, la luce proviene solo dalla luminosità del colore e, gradatamente, riduce a due le dimensioni visive eliminando la profondità.

Crea la piattaforma da dove Picasso, Braque, Modigliani e altri potranno proseguire con il cubismo. Rinchiuso in Provenza a dipingere e proseguire furiosamente la sua ricerca formale, arriva il suo momento: è famoso e la sua notorietà arriva alle stelle.

Ma a Cezanne questo non importa perché ormai malato, depresso e bipolare passa ogni giorno a “combattere” con tela e pennelli per arrivare a finire la sua “ricerca”.

Scrisse: “Sarò sempre grato a quegli intelligenti appassionati che - nonostante le mie perplessità - hanno intuito che cosa volevo tentare per rinnovare la mia arte”.

Sorpreso da un violento acquazzone, morì di polmonite a 67 anni.

Forse nemmeno consapevole di aver già dato vita a una pittura non più fondata sull’imitazione scolastica, e di aver creato una nuova, concreta immagine del mondo.

Articolo precedente Francesco Hayez, oltre il bacio

Lascia un commento

I commenti devono essere approvati prima di pubblicazione

* Campi obbligatori