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Pieter Paul Rubens, Facebook e il Barocco

Pieter Paul Rubens, Facebook e il Barocco

 

Tra tutti gli artisti e i quadri della storia dell’arte, Facebook ha dedicato particolare attenzione a Rubens. Nel 2018, in occasione di una mostra dedicata al grande pittore, la piattaforma social censurò gran parte delle opere per via dei… nudi.

Cherubini nudi e donne barocche non s’hanno da vedere.

Curatori e direttori artistici delle Fiandre risposero con un’iniziativa divertente: dei finti poliziotti con la maglietta “FB” giravano per la mostra domandando ai visitatori se avessero un profilo social in Facebook, in caso di risposta positiva invitavano gentilmente i signori a non vedere il quadro.

Paul si converte

Sir Rubens nasce a Siegen, in Germania, il 28 giugno del 1577 da Jan Rubens, avvocato fiammingo, e Maria Pypelynckx di religione calvinista.

Per sfuggire alle persecuzioni contro i protestanti si rifugiano a Colonia e ad Anversa. Il piccolo Pieter Paul riceve un’educazione umanistica e, per sua fortuna, si converte al cattolicesimo.

Studia da maestri come Otto van Veen e Jan Brueghel il Vecchio e nel 1598 diventa lui stesso maestro della corporazione dei pittori.

Otto anni in Italia

Una svolta importante per Rubens è il viaggio in Italia, che decide di iniziare nel maggio del 1600. A Venezia studia Tiziano, Veronese e Tintoretto e diventa pittore di corte del duca di Mantova Vincenzo Gonzaga.

Il duca lo invia a Roma per copiare alcuni quadri, così ha modo di studiare Michelangelo e Raffaello, ma anche i suoi contemporanei Carracci e Caravaggio.

Di questo periodo è il “Ritratto di Brigida Spinola Doria” (quadro scelto come immagine del post), che dimostra una tecnica davvero eccezionale e stupefacente.

Riceve commissioni importanti e si trattiene in Italia fino al 1608 quando, a causa delle condizioni di salute della moglie, rientra ad Anversa.

Pittura industriale

Protetto dal potente borgomastro e dall’arciduca Alberto governatore dei Paesi Bassi, il suo lavoro non può che crescere.

 

Sceglie i suoi allievi/collaboratori secondo precise specializzazioni: chi dipinge gli alberi, chi il cielo, chi i tessuti ecc. Rubens prepara un “cartone” (ovvero il disegno definitivo completo che serve da modello) e lascia poi ai suoi “specialisti” la trasposizione della sua idea nella forma finale.

Importanti e imponenti commissioni consentono a Rubens di realizzare, anche grazie al suo sistema proto-industriale, oltre tremila opere.

Incisioni e arazzi

Nei suoi ultimi anni si dedica, oltre al resto, alle incisioni insieme a Paulus Pontius (anche lui di Anversa), producendo opere grafiche splendide e ricercate.

Nel 1630 si occupa di dodici arazzi per una confraternita di Ancona e si risposa con una giovane sedicenne figlia di un facoltoso mercante di seta.

Centinaia di bozzetti e cartoni serviranno alla realizzazione di quadri postumi.

Rubens muore ad Anversa il 30 maggio 1640 a 63 anni.

Fu vero Barocco?

Con l’etichetta “Barocco” (il cui significato riporta a cose bizzarre, irregolari, non perfette) la critica dell’arte ha voluto identificare la produzione artistica che va da dopo il Rinascimento fino al settecento, con intento dispregiativo.

Forme opulente, trucchi visivi, impianti scenici teatrali, colori vivaci al limite del decorativo. Di certo Rubens ha adoperato questo stile. Lo studio di Michelangelo per le forme, la precisione fiamminga, le sfumature di Raffaello trovano in Rubens una sintesi magistrale.

Un particolare, però, appartiene solo a lui. Le linee di contorno sono sfumate. È un’anticipazione tecnica che ben conosciamo: gli impressionisti lavoravano senza contorni.

Ovviamente sono contesti e pratiche molto diverse, ma Rubens, annullando il profilo disegnato, ottiene un realismo e un movimento tutto suo.

Era sicuramente consapevole delle sue capacità perché scrisse: «Il mio talento è tale che nessuna impresa, per quanto vasta di dimensioni, mai supererà il mio coraggio.»

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