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I paesaggi come scienza

I paesaggi come scienza

 

 

 

John Constable è considerato il più grande paesaggista del romanticismo inglese.

Nato nel 1776 non si discostò molto dal luogo in cui nacque e si dedicò costantemente, con alterne fortune economiche, a dipingere paesaggi.

Visto che il paesaggio era un soggetto ampiamente utilizzato e numerosi erano i quadri con scene di campagna, perché Constable avrebbe fatto un passo avanti?

 

Passò da paesaggi idealizzati, disegnati e costruiti, quindi a dipinti in cui il paesaggio era l’idealizzazione di ciò che si vedeva, alla continua tensione tecnica nel ritrarre ciò che esattamente si vedeva.

 

C’è un elemento tecnico che accomuna Constable e il suo contemporaneo Turner, pur su piani diversi e diverse finalità: Constable applica il colore direttamente sulla tela, non disegna.

 

Perché mai?

Per essere più veloce nel realizzare le condizioni e il paesaggio di quel momento. Constable decise di registrare in appunti o direttamente dietro gli schizzi le varie osservazioni dei fenomeni e, come un secolo dopo Claude Monet, riprese la stessa medesima scena con orari e giorni diversi.

 

Una specie di scienziato, che adoperava la pittura come indagine scientifica e affinava le sue tecniche, sempre con l’intento di rappresentare il più fedelmente possibile ciò che era davanti ai suoi occhi.

 

Uno dei suoi intenti dichiarati era quello di “catturare il chiaroscuro della natura”.

Il chiaroscuro è quella tecnica che consente di dare profondità e volume a un oggetto solido, adoperando la stessa tinta di colore, ma modificandone la luminosità. Se dobbiamo dipingere un cilindro rosso avremo quindi sempre il colore rosso, ma in toni più scuri o chiari, aggiungendo bianco o nero per simulare la fisicità del cilindro.

 

In natura non è così semplice perché non esistono superfici dello stesso colore, ma ci sono mille gradazioni. Ecco il compito di Constable: rendere la profondità delle cose della natura come fosse un chiaroscuro.

 

Anche per questo uno dei motivi principali di John Constable furono le nuvole e il cielo, a cui dedicò molti quadri.

 

Non un ricopiare fotografico, quindi, ma un entrare in contatto con la natura per cercare di carpirne il segreto.

Mission impossible?

 

Molto probabile.

Ma a noi restano i risultati: dei paesaggi che ci restituiscono molto di più della semplice descrizione pittorica di un luogo, ma si avvicinano a quello che noi definiamo “anima”.

 

Articolo precedente La scapigliata. Da Leonardo a Tim Roth.

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