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Ritratto di Manuel Osorio di Francisco Goya.

Ritratto di Manuel Osorio di Francisco Goya.

 

 

Siamo nel 1788 in Spagna.

Un uomo potente dal tradizionale nome lunghissimo, che si può riassumere in “Conte di Altamira”, vuole i ritratti di tutta la sua famiglia.

Il pittore del re è Francisco Goya ed è quindi a lui che il conte di Altamira commissiona il lavoro.

Goya realizzerà il ritratto del conte, della contessa con la figlia, il ritratto del figlio più grande e il ritratto del figlio più piccolo, Manuel.

Anche qui possiamo chiamarlo, con doti riassuntive, Manuel Osorio o, ancor più ristretto come fanno gli americani, “Red Boy”, il ragazzo in rosso.

La posa del bambino è particolare.

È vestito di un abito rosso con collo in pizzo e scarpette di raso. È lì, diremmo, congelato con le braccine aperte mentre tiene una gazza legata a un filo.

Lo sguardo è quasi sorpreso, come fosse stato sorpreso dal flash di una macchina fotografica.

La gazza ha nel becco il biglietto da visita di Goya.

Diversamente dagli altri tre ritratti, ai piedi del bambino, Goya dipinge tre gatti da un lato e una gabbia con uccellini dall’altro.

Per Goya i gatti sono un simbolo inquietante, un pericolo, qualcosa da temere.

Tanto più che fissano la gazza e sembrano pronti, come farebbe qualsiasi gatto, a saltarle addosso.

Gli uccellini in gabbia sono già più difficili da interpretare con sicurezza. Per alcuni sarebbero simbolo di anima innocente che, fra i molti significati, potrebbe adattarsi al quadro.

Questa composizione contribuisce a creare tensione, creano un’atmosfera del tipo: “un’attimo prima che…”

Il bambino, anima innocente, vicino al pericolo e la malvagità della vita.

L’immagine è speciale, molto suggestiva, rimane impressa nella mente e sembra quasi un sogno.

O una premonizione?

Un evento che Goya non poteva in nessun modo sapere, altrettanto inquietante quanto i gatti, è che Manuel, il bambino in rosso, morirà qualche anno dopo.

Chi ha pensato che in realtà Goya lo abbia dipinto dopo la morte del bambino, è stato smentito da prove scientifiche.

È un mistero, così come resta misteriosa la capacità creatrice e vitale dell’arte.

 

 

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