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Tiziano e la rivoluzione del colore

Tiziano e la rivoluzione del colore

 

Quale pittore può vantarsi di aver dato il proprio nome a un colore? Non esiste un “marrone” Leonardo o un “rosa” Michelangelo, ma esiste il “rosso Tiziano”.

Un muro e il destino

La data di nascita di Tiziano non è sicura. Diciamo tra il 1488 e il 1490. Sicuro è che visse quasi 100 anni.

Tiziano nasce a Pieve di Cadore e appartiene alla famiglia Vecellio, una famiglia nota e ricca. Rimane orfano di madre molto giovane e viene riportato presso la casa paterna. Tradizione vuole che Tiziano dipinge su un muro di casa una madonna adoperando colori ricavati da erbe e fiori.

Colpito dalla bellezza del disegno, il padre lo invia a Venezia col fratello maggiore Francesco per imparare le tecniche artistiche.

Francesco si dedicò poi all’imprenditoria e alla vita militare e Tiziano entrò nella bottega di Gentile Bellini.

Venezia opulenta

Tiziano arrivò a Venezia nel suo periodo migliore. La città lagunare dominava i commerci del Mediterraneo e la “via delle Indie” era aperta.

I ricchi veneziani iniziano a preferire investire nella terraferma piuttosto che nell’armo di nuove navi, perché correvano meno rischi considerando l’attività minacciosa dei Turchi.

Nuovi palazzi, attività agricole nei domini di Venezia, che si spingevano fino a Bergamo e Brescia, fanno dire ai contemporanei: «di tutto – e sia qual si voglia – se ne trova abbondantemente». Forte e indipendente dallo Stato Pontificio attraeva intellettuali, artisti e perseguitati che, a Venezia, potevano esprimersi liberamente.

Non era il caso di Tiziano, ma passarono da Venezia Leonardo, Dürer, Michelangelo e molti altri ad arricchire la realtà culturale.

Oltre la “Maniera moderna”?

Le notizie che arricchiscono le biografie dei pittori, da Giotto al 1550 circa, provengono da Giorgio Vasari e il suo libro (Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori). Le notizie, però, non sempre sono affidabili perché Vasari aveva grande fantasia.

Per questo i rapporti tra Tiziano e Giorgione non sono così certi. Quello che è certo è lo stile di Tiziano. Vasari inventa un’etichetta, la “maniera moderna” per indicare il modo di dipingere dei tre più grandi maestri del tempo: Leonardo, Michelangelo e Raffaello. Accanto ai tre “big” una dozzina di maestri tra cui Tiziano.

“Manierismo” è il nome che identifica i pittori che, invece di rifarsi alla realtà o a ricerche personali, presero come punto di riferimento Leonardo, Raffaello e Michelangelo.

Tiziano, però, è andato oltre.

Supremazia del “brand” Tiziano In poco tempo Tiziano si fece un nome, sia per l’uso del colore, sia per la sua abilità come “uomo d’affari” che trattava direttamente con i committenti. La bottega di Tiziano si riempì di commissioni dai ritratti ai soggetti mitologici, dai dipinti religiosi alle composizioni allegoriche.

La sua abilità nel dipingere anche paesaggi gli procurò numerose commissioni da parte dei ricchi mercanti fiamminghi e tedeschi presenti a Venezia.

Altri pittori, tra cui Sebastiano del Piombo, preferirono lasciare Venezia per Roma perché non erano in grado di competere con la supremazia di Tiziano.

Il più ricco della storia

Nel 1513 il papa Leone X invitò Tiziano a Roma, ma il pittore cadorino rifiutò. Tiziano inviò una lettera al Consiglio dei Dieci reclamando la nomina di “Pittore ufficiale della Serenissima”.

L’incarico gli fu dato, ma solo tre anni dopo, quando il posto si liberò per la morte di Bellini, e Tiziano lo occupò per sessant’anni.

Con la nomina a pittore ufficiale della Serenissima la carriera di Tiziano era assicurata. La posizione rendeva cento ducati all’anno (forse paragonabili a 100.000 euro di oggi), l’esenzione dal pagamento delle tasse e altri privilegi al quale si aggiungevano i compensi per le commissioni.

Tiziano è ormai consapevole dei suoi mezzi e della sua fama e affianca alla sua attività un commercio di legnami del Cadore, dov’era nato, indispensabili per i cantieri navali di Venezia.

Re e signori delle corti di tutta Europa si contendevano i suoi quadri, naturalmente a suon di denari. Tiziano diventa il più ricco pittore della storia.

La tecnica di Tiziano

Tiziano non usa il disegno come invece facevano meticolosamente i tre grandi ma imposta il fondo del quadro già con diversi colori seguendo uno schizzo a pennello. Lascia asciugare l’olio e interviene con pennellate veloci e grezze per definire gli ingombri con maggior precisione.

Dopo questa seconda operazione Tiziano gira il quadro verso il muro, per non vederlo e non farlo vedere, e non se ne occupa, a volte per mesi.

Concluso il periodo di “decantazione” Tiziano affronta il quadro sistemando le figure, togliendo, precisando, come fosse una partita a scacchi tra lui e il quadro.

E man mano lo rifinisce a velature e gli ultimi tocchi… con le dita.

L’epidemia di peste lo uccide il 27 agosto del 1576.

Tiziano non ha lasciato allievi, ma la sua rivoluzionaria lezione cromatica ha attraversato i secoli con una modernità impressionante.

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